Un sommesso ringraziamento

11 Maggio 2011

Negli ultimi dieci anni e oltre, ogni volta che ho dovuto risolvere un problema di carattere tecnico, mi sono ritrovato senza neanche pensarci a prendere il telefono e comporre l’interno 5558. Che si trattasse di una semplice questione di connessioni, o della proiezione di un film in alta definizione, ero sicuro che il collega all’altro capo del filo lo avrebbe risolto senza batter ciglio, in quattr’e quattr’otto. Magari dopo avermi spiegato con invidiabile semplicità, fra un aneddoto e una battuta, come funziona questo o quel marchingegno, o perché è meglio usare un sistema piuttosto che un altro. Qualche giorno fa ho chiamato ancora una volta quel numero. Ma non c’è stata risposta. Ho scoperto così che per Nando Pescia, dopo quarant’anni e oltre di televisione, era arrivato il momento, come si dice, della quiescenza. Ci sono rimasto male. Non tanto perché non l’avevo neanche ringraziato per tutte le volte che mi ha levato le castagne dal fuoco (questo spero di riuscire a farlo quanto prima). Ma perché mi sono reso conto, ancora una volta, che nel flusso sempre più frenetico delle nostre vite personali e professionali spesso non riusciamo a prenderci il tempo per le cose che contano: per esempio, essere riconoscenti con tutte quelle persone sulle cui spalle robuste, a volte senza curarcene, ci siamo issati. Quelle persone senza delle quali non saremmo quello che siamo. Senza quelli come Nando, che alla TSI era entrato nel ’70, senza quelli che come lui l’avventura televisiva l’hanno vissuta con passione ed entusiasmo dall’inizio, o quasi, la nostra radio-tv non sarebbe quella che è. Per quello che vale, mi piacerebbe dire a tutti loro che non sono stati dimenticati. Che, almeno ogni tanto, le loro spalle solide da queste parti ce le si ricorda ancora.

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